venerdì 27 novembre 2015

IL TOUR DEL LIBERTY A FIRENZE

In una città tutta rinascimentale e conservatrice come Firenze, si possono ancora oggi ammirare alcuni esempi di edifici e villette in stile libery, fortunatamente sopravvissute al secondo Dopoguerra e al grande boom edilizio degli anni Sessanta.
Uno dei primi villini ad essere costruito fu il Villino Uzielli, piazza d'Azeglio n. 39. Venne eretto dall'architetto Paolo Emilio André al posto del teatro Principe Umberto, distrutto da un violento incendio e nel dicembre del 1889 
Tra il 1908 e il 1909 fu realizzato da Giovanni Michelazzi, il Villino Lampredi, in via Giano della Bella n. 13, con decorazioni in ceramica di Galileo Chini. Venne costruito insieme ad un altro villino, anch'esso denominato Lampredi, per il costruttore Adolfo Lampredi, sempre in via Giano della Bella n. 9.
Lo stesso Michelazzi realizzò negli stessi anni il Villino Broggi Caraceni in via Scipione Ammirato n. 99 e sempre Galileo Chini fu chiamato ad occuparsi delle decorazioni pittoriche.
Nel 1910 fu relizzato anche il Villino Ciuti in via della Robbia n. 74, su committenza di Baldassarre Ciuti.
Nel 1911 venne ultimata, sempre da Michelazzi, la Galleria Vichi in via borgo Ognissanti, a pochi passi dalla chiesa di Ognissanti e poco dopo il Villino Galeotti Flori in via XX settembre n. 72.
Altro esempio di liberty è la Casa Antonini in via dell'Orcagna n. 51, commissionata come casa-laboratorio, doveva infatti ospitare al piano interrato un laboratorio ed un magazzino per cappelli da signora e ai piani superiori la residenza del proprietario.

Villino Uzelli

Casa Antonini

Galleria Vichi

Villino Broggi

Villino Ciuti

Villino Lamberti n.9

Villino Lamberti n. 13



Il 27 novembre 1656 nasceva a Montevarchi Bruno Tozzi, religioso e botanico.
Vestì l'abito vallombrosano il 5 maggio 1676 e poco dopo iniziò a dedicarsi allo studio delle scienze naturali grazie anche alle influenze del confratello, e botanico, Virgilio Falugi. 
Viaggiò per l'Italia tra valli e montagne a studiare le meraviglie della natura e raccogliere piante, insetti e minerali. Richiamato successivamente a Vallombrosa, ricoprì l'incarico di Segretario Generale dell'Ordine Vallombrosano, posto che gli aprì poi le porte per essere nominato, nell'ordine, abate della casa madre, visitatore apostolico e infine procuratore generale dei vallombrosani presso la Santa Sede.
Venne chiamato a Londra come Professore di Botanica ma non accettò l'incarico data l'età avanzata.
Fu maestro del celebre naturalista Pier Antonio Micheli il quale nel 1729 ringraziò il suo precettore, e compagno di innumerevoli viaggi, inserendo una delle erbe scoperte dal Tozzi nella sua opera "Nuovi generi di piante" e dandole appunto il nome di Tozzia.

Bruno Tozzi

Tozzia alpina


giovedì 26 novembre 2015

IL PALAZZO DI CRISTALLO DI FIRENZE

Giardino dell'Orticultura
Si tratta di un tepidario (serra in vetro e ferro) costruito nel 1880 per volere della Federazione orticola italiana in occasione della prima esposizione nazionale a Firenze.
Il Progetto venne affidato all'ingegnere e architetto Giacomo Roster e fu realizzato dalle Officine Michelucci e dalla fonderia Lorenzetti di Pistoia.
Il 19 maggio 1880 venne inaugurato ed in questa occasione un cronista della Nazione lo definì il “Palazzo di Cristallo”.






CHIESA DELLA MADONNA DELLA TOSSE

via Giovanni Pascoli a Firenze
Agli inizi del Cinquecento esisteva in questa zona un tabernacolo con una Madonna col Bambino, oggetto di devozione popolare, per la guarigione dei fanciulli affetti da pertosse, da cui il nome, Madonna della Tosse.
Pare che anche la granduchessa Cristina di Lorena godette dei benefici effetti per i suoi figli e nel 1595, ottenuta la grazia, fece costruire in ringraziamento, attorno al tabernacolo, un oratorio.
La chiesa venne edificata poco più tardi, nel 1603 e nel 1640 fu aggiunto il portico che porta l'iscrizione “Deo et Reginae mundi Marie” (A Dio e alla Regina del mondo Maria)

Chiesa della Madonna della Tosse

Scipione Pulzone, ritratto di Cristina di Lorena

Iscrizione sopra il portico

Il 26 novembre 1491 nasceva a Roma Bindo Altoviti, figlio del banchiere fiorentino Antonio. Rimase orfano di padre a sedici anni, ereditandone le sostanze e riuscendo ad accrescerle ancora. Si sposò a poco più di vent'anni con Fiammetta Soderini, anche lei di importante famiglia fiorentina e antimedicea come gli Altoviti. Oltre alle attività finanziarie, Bindo seguì sempre le vicende politiche della patria fiorentina, spesso intervenendo direttamente contro i Medici. 
Ebbe un gran gusto per l'arte e fu amico e protettore di numerosi artisti. Raffaello ne eseguì un delicato ritratto giovanile e per lui dipinse la Madonna dell'Impannata, poi confiscata da Cosimo I e finita nella quadreria medicea a palazzo Pitti. Michelangelo ebbe per lui tanta stima (mentre ne disprezzava il rivale Agostino Chigi) da fargli dono del cartone dell'Ebbrezza di Noè usato nella volta della cappella Sistina (e oggi perduto), nonché un disegno di una Venere colorito poi da Vasari; quest'ultimo realizzò per lui una famosa Allegoria della Concezione per la cappella Altoviti in Santi Apostoli a Firenze, poi oggetto di numerose repliche. Benvenuto Cellini lo effigiò in un busto bronzeo che lo mostra in età avanzata, riferibile al 1550 circa, mentre Andrea Sansovino gli fece dono del modello della statua di San Giacomo. Fu ritratto inoltre, tra gli altri, da Jacopino del Conte, Francesco Salviati, Santi di Tito e Girolamo da Carpi. Domenico Poggini coniò una medaglia col suo ritratto e sul retro un'allegoria della Fortezza nella tempesta, che alludeva alle sue tormentate vicende.
A Roma Bindo viveva nel palazzo del padre, restaurato dal 1513 acquistando le case confinanti e trasformandolo in una grande residenza signorile, nel rione vicino al ponte Sant'Angelo, e possedeva anche una villa suburbana lungo il Tevere, che, come il palazzo cittadino, andò distrutta nell'Ottocento.

Raffaello, ritratto di Bindo Altoviti, 1515 ca., Washington, National Gallery of Art

Jacopino del Conte, ritratto di Bindo Altoviti che indica la Fortezza durante una tempesta, 1550 ca.

Girolamo da Carpi, ritratto di Bindo Altoviti, 1549

D. Poggini, medaglia di Bindo Altoviti, verso con la Fortezza

Raffaello, la Madonna dell'Impannata, 1513-1514, Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina

B. Cellini, busto di Bindo Altoviti, 1549, Boston, Isabella Stewart Gardner Museum



mercoledì 25 novembre 2015

Il sereno transito di viale Petrarca in uno scatto dell'Ottocento..



Il 25 novembre 2011 moriva a Firenze il pittore Roberto Masi.
Frequentò la Libera Scuola di Nudo all’ Accademia di Belle Arti di Firenze e nel 1970 entrò a far parte del gruppo artistico “Segno rosso”. Frequentò prima ambienti artistici poi direttamente studi di pittori della sua città fra i quali Pietro Annigoni, Enzo Pregno, Antonio Bueno.
L'incontro con il professor Pilade Giorgetti fu determinante per lo sviluppo interiore e per l'inserimento definitivo nell'ambiente artistico fiorentino. Conosciuto a livello nazionale e internazionale è considerato il principale esponente del Primitivismo italiano.





A PROPOSITO DI COLLODI......QUANDO NASCE IL PARCO DI PINOCCHIO?

Nel 1953 per iniziativa dell'allora sindaco di Pescia Rolando Anzillotti fu indetto un concorso nazionale per la realizzazione di un monumento a Pinocchio nel settantesimo anniversario della pubblicazione della fiaba di Pinocchio. Risultarono vincitori ex aequo il gruppo statuario Pinocchio e la Fatina di Emilio Greco e la piazzetta dei mosaici, progettata dagli Architetti Renato Baldi e Lionello De Luigi e realizzata dallo scultore Venturino Venturi. Il "parco di Pinocchio" è costituito da varie sculture, realizzate da Pietro Consagra (il Carabiniere, il Gatto e la Volpe e il Serpente), Marco Zanuso e Augusto Piccoli (la Balena). Con il passare degli anni il parco si è poi arricchito di nuove realizzazioni.
Per maggiori info su aperture e prezzi: http://www.pinocchio.it/






martedì 24 novembre 2015

Il 24 novembre 1826 nasceva in via Taddea a Firenze Carlo Lorenzini (conosciuto poi come Collodi), autore del romanzo Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino.
Il padre, Domenico Lorenzini, era cuoco e la madre Angiolina, lavorava come domestica, a servizio dei marchesi Ginori, insieme al marito. Poté studiare grazie all'aiuto della famiglia Ginori, nel palazzo Ginori di via de' Rondinelli. Nel 1837 entrò in seminario a Colle di Val d'Elsa, per diventare prete e contemporaneamente ricevere un'istruzione. Interruppe gli studi superiori nel 1844 e iniziò a lavorare nella libreria Piatti a Firenze. Entrò così nel mondo dei libri e in seguito diventò redattore e cominciò a scrivere.
Nel 1848, allo scoppio della Prima guerra d'indipendenza si arruolò volontario combattendo con altri studenti toscani a Curtatone e Montanara. Tornato a Firenze fondò una rivista satirica Il Lampione.
Nel 1883 pubblicò Le avventure di Pinocchio raccolte in volume. Il nome Collodi deriva dal paese natale della madre (vicino Pescia), luogo in cui Carlo Lorenzini trascorso la sua infanzia e giovinezza. Il 26 ottobre 1890, a un mese dal compimento del suo sessantaquattresimo anno, Collodi, mentre sta rientrando, viene stroncato, probabilmente da un infarto, proprio sull’uscio di casa. È sepolto nel cimitero delle Porte Sante.



La Cappella Lorenzini dove è sepolto Collodi al cimitero delle Porte Sante a Firenze


Il 24 novembre 1472 nasceva a Firenze lo scultore Pietro Torrigiani.
Vasari nelle sue Vite raccontava che un giorno mentre l'artista si esercitava a copiare antiche statue, Michelangelo provò ad emularlo e in pochissimi giorni scolpì una bellissima testa di fauno, la sua bravura lo fece divenire subito il prediletto di Lorenzo il Magnifico. Pietro Torrigiani, vedendosi messo da parte alla corte medicea, decise di vendicare l'affronto poco tempo dopo, mentre i due artisti si trovavano nella chiesa di Santa Maria del Carmine, a copiare gli affreschi di Masaccio nella cappella Brancacci: ad una critica sprezzante fatta a lui da Michelangelo, rispose sferrandogli un pugno al naso che glielo deformò per sempre, tanto che nei ritratti di Michelangelo si nota questa deformità. 
Pietro Torrigiani lavorò a Firenze, Roma alla corte pontificia di papa Alessandro VI, a Londra chiamato da Enrico VIII per lavorare al monumento funebre di Enrico VII e di Elisabetta di York nell'Abbazia di Westminster.
Nel 1521 si postò in Spagna per eseguire un busto, oggi perduto, dell'imperatrice Isabella di Portogallo e di Aragona. 
L'anno seguente fu imprigionato e processato dall'Inquisizione spagnola, i motivi non sono chiari. Secondo il Vasari sembrerebbe che fosse stato accusato di iconoclastia perché aveva infranto con il suo scalpello una statua della Madonna che lui stesso aveva scolpito per il Duca d'Arcos, che poi non lo aveva retribuito adeguatamente. Morì a Siviglia nel 1528.




lunedì 23 novembre 2015

AL MERCATO VECCHIO AI NUOVI MERCATI

I documenti e i progetti per i nuovi mercati di Firenze Capitale (Il Mercato Centrale di San Lorenzo, i mercati di San Frediano e Sant'Ambrogio).
In mostra nel locali dell'Archivio storico del Comune di Firenze in via dell'Oriuolo.
Ingresso gratuito.

Mercato Vecchio, Firenze

Mercato Centrale, Firenze


FIRENZE CAPITALE 1865-2015. I DONI E LE COLLEZIONI DEL RE

La Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti ha voluto celebrare la ricorrenza del centocinquantesimo anniversario di Firenze Capitale d’Italia con una mostra dedicata al soggiorno nella Reggia fiorentina del Re d'Italia Vittorio Emanuele II di Savoia.
Una mostra che attraverso l'esposizione di opere d'arte, testimonia il passaggio della corte dei Savoia a Palazzo Pitti nel periodo in cui Firenze fu Capitale d'Italia.
In occasione di questo evento, è stato possibile il restauro di cinquanta opere d’arte tra pitture, sculture ed elementi d’arredo.
La mostra rimarrà aperta fino al 3 aprile 2016



Il 23 novembre 1994 moriva a Figline Valdarno il pittore Lorenzo Bonechi.
Agli inizi degli anni ottanta iniziò a lavorare con scultore realizzando elaboratissimi modelli in argilla. Grande studioso della pittura del Trecento e Quattrocento toscano, in particolarm modo quella senese, avviò una ricerca che lo porterà ad immedesimarsi nelle intenzioni dei grandi maestri del passato. 
Dal 1984 iniziò ad esporre le sue opere pittoriche tra le quali: Riso dell'Universo, presso la Casa Masaccio di San Giovanni Valdarno, A new Romanticism. Sixteen Artists from Italy all'Hirshhorn Museum di Washington D.C. e all' Akron Art Museum di Akron, Ohio, New Prints and Drawings alla Tate Gallery di Londra e Metaphor and/or Symbol. A perspective on Contemporary Art al National Museum of Modern Art di Tokyo e al National Museum of Art di Osaka.
Nel 1985 esordì con la sua prima mostra personale presso la Galleria Carini di Firenze, poi allestita anche alla Fabian Carlsson Gallery di Londra e alla Sharpe Gallery di New York.
La sua pittura è facilmente riconoscibile per l'utilizzo di molto accesi.





domenica 22 novembre 2015

Il 22 novembre 1726 moriva a Firenze Anton Domenico Gabbiani, pittore. Fu uno dei più esperti pittori attivi nell'ambito dell'Accademia di Firenze nel XVII e XVIII secolo, e la sua opera fu molto apprezzata anche dai Medici. La sua formazione avvenne con Justus Sustermans, spostandosi in seguito nello studio di Vincenzo Dandini. Nel 1673 si trasferì a Roma,dove studiò all'Accademia per artisti fiorentini diretta da Ciro Ferri ed Ercole Ferrata, e poi a Venezia, dove studiò presso Sebastiano Bombelli. Nel 1680 tornò a Firenze e si dedicò alla realizzazione dei ritratti della corte medicea e a vari affreschi di case e palazzi toscani. L'ultima opera è il Banchetto degli Dei dipinto nel soffitto del salone del palazzo Incontri a Firenze, in via dei Pucci. Durante l'esecuzione di quest'ultima opera trovò la morte cadendo da una impalcatura. Le sue opere si trovano nei più importanti cicli decorativi fiorentini dell'epoca, come nel Complesso di San Firenze, nella chiesa di San Frediano in Cestello, nella Villa Medicea di Poggio a Caiano, dove realizzò una grande affresco sul soffitto del salone al primo piano.

Autoritratto, 1685

La caduta di Icaro, 1691-1692, Firenze, Galleria degli Uffizi

Ritratto di quattro servi della corte medicea, 1684 ca., Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina





Decorazione del soffitto nella villa di Poggio a Caiano, 1698

Ritratto di Anna Maria Luisa de'Medici, 1685 ca., Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina

sabato 21 novembre 2015

Il 21 novembre 1895 moriva a Firenze l'artista romagnolo Silvestro Lega, considerato uno dei pittori macchiaioli più importanti, insieme a Telemaco Signorini e Giovanni Fattori. La sua carriera artistica è strettamente legata alle vicende storiche italiane: partito da una formazione accademica (nel 1843 si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Firenze), con l'avvento del Risorgimento si avvicina, inizialmente con cautela, alla corrente artistica più democratica del momento, quella macchiaiola della Toscana liberaleggiante dei Lorena, scuola che, rifiutandosi di ritrarre re, nobili, generali, alti funzionari e cardinali, si volgeva al paesaggio, alla vita contadina e ai proprietari di quelle terre ai quali credeva dovessero affidarsi i destini economici e politici di una nuova e migliore Italia.
Sui vecchi valori della pittura accademica, dal disegno prospettico e dalla composizione ordinata, innestò i nuovi valori del colore a macchia, del colore-luce, una nuova luce che calava sui vecchi valori che rimanevano tuttavia fondanti della composizione, e sovrapponeva alle vecchie velature una controllata patina romantica, il sentimento della bontà e della semplicità, della serenità e della pulizia di cui quella classe era, secondo lui, portatrice.
Dissoltosi dapprima il gruppo dei macchiaioli, svanite poi le illusioni di progresso e democrazia, cadute infine le maschere dei buoni valori, crollò in Lega il supporto che reggeva le sue composizioni e fuggirono i clienti, che non lo compresero e forse lo disprezzavano, perché quei valori erano ormai scomparsi e il pittore non era più in grado di rappresentarli; il colore, privo della trama che gli dava ordine e lo guidava nei percorsi della composizione, restò un grumo disfatto sulla tela.
I suoi dipinti sono oggi custoditi in Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Puglia e Toscana.

Autoritratto, 1861, Firenze, Galleria degli Uffizi
L'educazione al lavoro, 1863, Montecatini Terme, collezione privata

La casa di don Giovanni Verità, 1855

Passeggiata nel giardino, 1870, Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti

Contadina appoggiata ad una scala, 1885 ca., Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti

Il canto di uno stornello, 1867, Firenze, Galleria d'arte moderna di palazzo Pitti

La nonna, 1862

Bozzetto di Episodio della guerra del 1859 - Ritorno di bersaglieri italiani da una ricognizione, 1861, Firenze, Galleria d'arte moderna di palazzo Pitti