"So bene che, per non essere io letterato, che alcuno prosuntuoso gli
parrà ragionevolmente potermi biasimare coll'allegare io essere omo
sanza lettere. Gente stolta! Non sanno questi tali ch'io potrei, sì come
Mario rispose contro a' patrizi romani, io sì rispondere, dicendo:
"Quelli che dall'altrui fatiche se medesimi fanno ornati, le mie a me
medesimo non vogliono concedere". Or non sanno questi che le mie cose
son più da esser tratte dalla sperienza, che d'altrui parola, la
quale fu maestra di chi bene scrisse, e così per maestra la piglio e
quella in tutti i casi allegherò." Queste parole, tratte dal Codice
Atlantico a 119 v, appartengono a uno dei più grandi geni dell'umanità:
Leonardo.
Nato a Vinci il 15 aprile 1452, figlio illegittimo di ser
Piero, notaio, si stabilì nel 1469 a Firenze, dove venne preso a
bottega da Andrea del Verrocchio, e nel 1472 già figura nella Compagnia
dei Pittori. Dal 1478 fu artista indipendente; girò tra le varie corti
italiane, come Milano, Venezia, Mantova, Roma oltre ad effettuare viaggi
in varie città delle Marche e della Romagna. Luigi XII di Francia gli
aveva commissionato alcune opere all'inizio del Cinquecento e i rapporti
con questa nazione erano sempre rimasti molto stretti, tanto che nel
1517 Leonardo si rifugiò presso Francesco I al Castello di Amboise, dove
morì due anni dopo.
Pittore, architetto, anatomista, ingegnere,
inventore, scultore: Leonardo indagò ogni ramo del sapere. Produsse
moltissimi disegni, a cui dava valore di opera a sé e non di bozzetto
preparatorio. Sostenne la superiorità della pittura sulla scultura
delle straordinarie possibilità evocatrici, simili a quelle della
poesia, che egli riconosceva alla prima. La pittura è scienza,
rappresentando "al senso con più verità e certezza le opere di natura",
mentre "le lettere rappresentano con più verità le parole al senso", ma
Leonardo aggiunge, riprendendo un concetto aristotelico, che è "più
mirabile quella scienza che rappresenta le opere di natura, che quella
che rappresenta [...] le opere degli uomini, com'è la poesia, e simili,
che passano per la umana lingua". Si tratta di "comprendere ogni forma
secondo l'apparenza e la sua causa interna", che si esplica nella
straordinaria novità grafica delle sue ricerche scientifiche,
l'interesse per il fenomeno naturale o per i moti dell'animo.
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