Ebbe un ruolo anche in alcune strategie politiche di quegli anni, addirittura venne mandata a Parigi per sedurre l'imperatore, di cui divenne poi amante. Il marito, offeso per il comportamento della donna, tornò a Torino e in seguito si separò da lei.
Dopo un attentato a Napoleone III, avvenuto nel 1857, i cui colpevoli vennero scoperti essere italiani, le colpe caddero anche sulla contessa, che pur non avendo rapporti con i congiurati, decise di lasciare la Francia, dirigendosi a Londra. Ebbe così termine anche la missione diplomatica, della quale, comunque, Oldoini si gloriò per il resto della sua vita.
Compì vari viaggi, prima di stabilirsi in Italia, tra La Spezia e Torino, dove fu l'amante di Vittorio Emanuele II. Tornata a Parigi, comparve in tableaux vivants e in dipinti, ma soprattutto in una serie di fotografie performative, dello studio Pierson & Mayer, uno dei più famosi dell'epoca. Esse disegnano una sorta di biografia romanzata della contessa, riproducendo spesso a posteriori e in atelier i travestimenti e i mascheramenti delle sue spettacolari – e scandalose per l’immaginario dei contemporanei – uscite in società, in cui interpretava vari personaggi inventati o riconducibili al teatro, alla letteratura e alla lirica.
Nei foglietti del taccuino, rinvenuto dopo la sua sepoltura al cimitero del Père-Lachaise a Parigi, che funsero da testamento, la contessa diseredò tutti i parenti, indicandoli uno per uno, ma dimenticò di citare i Tribone di Genova, discendenti di una sorella del nonno materno, che diventarono i suoi eredi universali.
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La Contessa di Castiglione fotografata dallo studio Pierson & Mayer, 1863-1866 ca. |
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M. Gordigiani, ritratto della Contessa di Castiglione, 1862 |
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La Contessa di Castiglione fotografata dallo studio Pierson & Mayer, 1855 |
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