giovedì 12 novembre 2015

L'11 novembre 1264 moriva a Firenze Manente degli Uberti, detto Farinata per il colore dei capelli, biondo platino. Nobile ghibellino, appartenente a una delle famiglie fiorentine più importanti, viene citato da Dante nel VI canto dell'Inferno tra i fiorentini "ch'a ben far puoser li 'ngegni" e incontrato successivamente nel canto X tra gli eretici, in particolare tra gli epicurei che "l'anima col corpo morta fanno". Farinata contribuì alla vittoria ghibellina di Montaperti (4 settembre 1260), dimostrando in seguito il suo grande amor di patria, insorgendo contro la proposta dei deputati di Pisa e di Siena che avrebbero voluto radere al suolo la città di Firenze. Nel 1283, 19 anni dopo la morte, i corpi di Farinata e sua moglie Adaleta subirono a Firenze un processo pubblico per l'accusa (postuma) di eresia. Per l'occasione i loro resti mortali, sepolti all'epoca nella chiesa fiorentina di Santa Reparata, vennero riesumati per la celebrazione del processo, conclusosi poi con la condanna, da parte dell'inquisitore Salomone da Lucca. Quindi tutti i beni lasciati in eredità da Farinata vennero confiscati agli eredi. La condanna probabilmente fu legata non a motivi reali, ma piuttosto ad un'accesa rivalità con la fazione guelfa, che sfruttò a proprio vantaggio quest'accusa.

A. del Castagno, Farinata degli Uberti, serie di Uomini Illustri, 1448-1451, Firenze, Galleria degli Uffizi
Dante e Virgilio osservano Farinata degli Uberti uscire dal proprio sepolcro in un'illustrazione della Divina Commedia di Gustave Doré

Statua di Farinata, Firenze, loggiato degli Uffizi

Lo stemma degli Uberti


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