domenica 7 febbraio 2016

Il 7 febbraio 1497 Girolamo Savonarola, reggente di Firenze, ordina il Falò delle vanità. Dopo la cacciata dei Medici, i seguaci savonaroliani bruciarono pubblicamente migliaia di oggetti, durante la festa di martedì grasso.
Lo scopo era l'eliminazione di qualsiasi oggetto considerato peccaminoso, oppure di vanità; specchi, cosmetici, vestiti di lusso, strumenti musicali, ma anche libri o dipinti immorali.
Tra i vari oggetti distrutti vi furono alcuni dipinti che trattavano temi della mitologia classica, eseguiti da Sandro Botticelli, che forse egli stesso provvide a portare sul rogo.
La descrizione di Vasari è questa:
"il carnovale seguente, che era costume della città far sopra le piazze alcuni capannucci di stipa et altre legne, e la sera del martedì per antico costume arderle queste con balli amorosi… si condusse a quel luogo tante pitture e sculture ignude molte di mano di Maestri eccellenti, e parimente libri, liuti e canzonieri che fu danno grandissimo, ma particolare della pittura, dove Baccio portò tutto lo studio de' disegni che egli aveva fatto degli ignudi, e lo imitò anche Lorenzo di Credi e molti altri, che avevon nome di piagnoni."
L'opera qui presentata è "Girolamo Savonarola predica contro il lusso e prepara il rogo delle vanità", di Ludwig von Langenmantel, 1881.


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